8 aprile 2007

Legge Elettorale

Continua la battaglia sulla legge elettorale. Ogni partito , grande o piccolo ha la sua proposta e la difende accanitamente. La cosa incredibile è che nessuna proposta, di destra o di sinistra indica una soluzione per il problema che interessa tutti gli elettori: votare, sia pure nei confini di una lista, per il candidato che preferisce. Sul no a questo diritto c’è l’unanimità di tutti i partiti o meglio di tutte le burocrazie che hanno distrutto i partiti e che direttamente o indirettamente (parlamento, regioni, province, comuni, cooperative, aziende, sindacati) ricevono uno stipendio dagli autonominati segretari o presidenti dei partiti. Non voglio dire che non ci siano limitate eccezioni cui va reso merito. Ma la sostanza del quadro politico non cambia.
Sono i segretari a decidere chi deve essere eletto e chi no e il risultato si vede: aggravamento della crisi degli stessi partiti e crisi del primato della politica. Perfino a sinistra c’è qualche parlamentare che crede, con Montezemolo, che le leggi n0on le faccia il Parlamento ma le faccia e le debba fare il mercato, divenuto il mercato dei monopoli e degli inciuci noti e non noti e che alla politica spetti solo il ruolo di sostenere la crescita di quei monopoli o di quei patti di sindacato di cui sono vittima i piccoli azionisti insieme agli operai e i tecnici. Qualcuno ha detto che ormai il mercato italiano è un suq; io direi che è molto peggio di un suq perché nei mercati arabi c’è concorrenza e da noi non c’è neppure quella.
Ci troviamo di fronte non solo ad una crisi politica ma ad una crisi etica. E da questa crisi si può uscire solo restituendo ai cittadini il diritto di votare per la persona che ritengono meritevole, onesta e portatrice di proposte valide per bloccare la controriforma in atto e passare ad una seria riforma volta a far applicare tutti i punti della Costituzione italiana. Ho personale stima di Vannino Chiti. Lo scongiuro di tener conto di questa esigenza e di ricordare che senza un forcing sulla socializzazione della politica a partire dal basso, l’Italia non uscirà dalla crisi profonda di idee e di ideali, dalla polverizzazione della società, cui ci ha portato il “pensiero unico” della globalizzazione americana.

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