23 aprile 2008

Maja Plissetskaja

Ho rivisto ieri sera in un documentario televisivo Maja Plissetskaja danzare "Il lago dei cigni". L'avevo vista al Bolshoi di Mosca nel 1956 quando, giornalista, ero stato inviato in URSS per capire e scrivere che cosa avvadeva in quel paese dopo la denuncia di Kruscev. Per la prima volta in vita mia un balletto mi aveva commosso. Mi aveva commosso lei, con quell'ondeggiare irripetibile delle braccia che evocava il tremito delle ali del cigno, il tremore freddo dell'acqua nell'oscurità della sera. E ieri l'ho rivista in quella danza quasi con la stessa ammirazione e commozione. Ho saputo che è ancora viva, e insegna al Bolshoi. Ho riaperto le mie Cronache per vedere se avevo annotato qualcosa: nulla di quella parentesi felice in un viaggio duro e faticoso volto a capire che cosa fossero il "culto della personalità" e la portata reale della sua critica.